RUSSIA E UCRAINA

Auteur: 
Giorgio Spagnol
Date de publication: 
9/4/2021

I movimenti delle truppe russe, effettuati in modo decisamente palese (senza peraltro avere le dimensioni commisurate a una grande operazione militare) hanno lo scopo di essere notati e non sono certamente indicativi di preparativi per un attacco segreto. Tali movimenti “evidenti” di truppe sembrano essere principalmente di natura coercitiva e dimostrativa.

La spiegazione più logica è che il “cessate il fuoco” è fallito e la Russia cerca di fare pressione sull'Ucraina e sulle controparti occidentali per la mancanza di progressi nell'attuazione di Minsk II. L'obiettivo di Mosca non è solo di intimidire, ma di evidenziare che il conflitto non può essere congelato senza significative concessioni politiche . E' il segnale alla nuova amministrazione Biden che la Russia è in grado di esercitare un forte potere coercitivo.

A seguito del protocollo di Minsk, il Cremlino ha sostenuto indirettamente i separatisti del Donbass, minacciando una risposta militare qualora le forze ucraine tentassero di riconquistare le regioni separatiste con la forza. La parte che lanci per prima un’ offensiva potrebbe quindi essere incolpata di aver tradito l'accordo di Minsk: una responsabilità diplomatica che né Mosca né Kiev sono disposte ad accettare.

E' comunque scontato che se l'Ucraina entrerà in guerra con la Russia, l'Ucraina è destinata a perdere e gli Stati Uniti e la NATO non combatteranno per salvarla. Le conseguenze per Washington saranno una profonda umiliazione mentre la Russia sarà spinta ancora di più tra le braccia della Cina. Spetta quindi all'amministrazione Biden, alla CIA, al Dipartimento di Stato e ai media il compito di scoprire cosa stia realmente accadendo nel Donbass e, quindi, elaborare una strategia per prevenire un nuovo conflitto.

È, peraltro, improbabile che la Russia lanci un'invasione su vasta scala dell'Ucraina perché ciò porterebbe a una lunga guerra e alla completa rottura delle relazioni della Russia con l'Occidente. È più probabile che Vladimir Putin miri a replicare la trappola che ha già teso al presidente georgiano Mikheil Saakashvili nel 2008, quando le provocazioni dell'Ossezia del Sud hanno portato all'intervento della Georgia nella regione separatista. Questo ha dato alla Russia la scusa per intervenire militarmente "in difesa dei suoi cittadini" e umiliare Saakashvili. Un'invasione e un'occupazione russa dell'Ucraina richiederebbe, però, cospicue forze russe e dovrebbe affrontare una seria resistenza, sia da parte dell'esercito ucraino che da operazioni in stile partigiano.

Zelenskyj ha richiesto l'appoggio dell'Occidente, che gli è già giunto, “in primis” dagli Stati Uniti.

ll messaggio severo dell'amministrazione Biden è l'ultimo esempio di come la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato stiano cercando di rinvigorire la politica estera degli Stati Uniti ricostruendo le alleanze con i paesi della NATO in funzione anti-russa e in funzione anti-cinese con i principali alleati asiatici come il Giappone, l'India e l'Australia.

La preoccupante e cronica mancanza di conoscenze storiche da parte degli americani sta, sfortunatamente, alimentando le crescenti tensioni nell'Europa orientale . Gli strateghi americani dimenticano come gli americani fossero in sintonia con la Russia zarista durante la guerra di Crimea, quando la Russia affrontò l'imperialismo francese e quello inglese: dovrebbero invece ricordare che il mantenimento “ad ogni costo” della Crimea di fronte all'aggressione nazista si è rivelato decisivo per la vittoria finale degli alleati nel 1945. La situazione della Crimea e dell'Ucraina è molto più “grigia” di quanto la maggior parte degli americani sia in grado di comprendere.

Gli Stati Uniti, oltre a rispolverare i testi di storia, dovrebbero compiere passi palesi e concreti per debellare le rivalità territoriali dall'Artico al Caucaso giungendo alla riduzione dell'escalation e ricercando un'intesa col Cremlino per stabilizzare la situazione nell'Ucraina orientale.